La sofferenza psichica può assumere differenti forme. Per quanto ci si sforzi, i termini diagnostici non riescono mai a fornire una spiegazione esauriente a questa notevole varietà di sintomi che i pazienti lamentano.
La natura del resto resiste a una sua riduzione a puro linguaggio. In altri termini, per capirci, facciamo uso di termini più o meno conosciuti per etichettare il malessere soggettivo, ciò che ci fa soffrire.
Spesso ci si trova a utilizzare termini sentiti in tv o letti su internet ma senza mai riuscire a definire in maniera chiara a noi stessi che cosa ci stia accadendo. E' infatti frequente ascoltare in studio (e non solo) pazienti che parlino delle loro questioni utilizzando termini spesso non appropriati che risultano fuorvianti per lo stesso paziente.
La seguente serie di “parole” non è più che un esempio per delimitare stati di malessere soggettivo, tutti quelli che sono suscettibili di un lavoro di tipo psicologico: depressione, ansia, insicurezza, timidezza, crisi di angoscia, paura, fobie, ossessioni, bassa autostima, stress, problemi comportamentali, iperattività, insuccesso scolastico, anoressia, bulimia, obesità, impotenza, frigidità, eiaculazione precoci, divorzi traumatici, insonnia persistente, etc…
Ritengo che intraprendere un lavoro psicologico/psicoterapeutico sia una via efficace per aggredire tali sintomi e malesseri. Ma non solo, può divenire un mezzo per finalmente cogliere la possibilità di poter dare significato a ciò che ci capita e conseguentemente fornire una nuova collocazione a noi stessi rispetto rispetto al mondo in cui viviamo. In altri termini, intraprendere un lavoro psicologico può significare incominciare a vivere, o tornare a vivere, un quotidiano privo di sofferenze.
La natura del resto resiste a una sua riduzione a puro linguaggio. In altri termini, per capirci, facciamo uso di termini più o meno conosciuti per etichettare il malessere soggettivo, ciò che ci fa soffrire.
Spesso ci si trova a utilizzare termini sentiti in tv o letti su internet ma senza mai riuscire a definire in maniera chiara a noi stessi che cosa ci stia accadendo. E' infatti frequente ascoltare in studio (e non solo) pazienti che parlino delle loro questioni utilizzando termini spesso non appropriati che risultano fuorvianti per lo stesso paziente.
La seguente serie di “parole” non è più che un esempio per delimitare stati di malessere soggettivo, tutti quelli che sono suscettibili di un lavoro di tipo psicologico: depressione, ansia, insicurezza, timidezza, crisi di angoscia, paura, fobie, ossessioni, bassa autostima, stress, problemi comportamentali, iperattività, insuccesso scolastico, anoressia, bulimia, obesità, impotenza, frigidità, eiaculazione precoci, divorzi traumatici, insonnia persistente, etc…
Ritengo che intraprendere un lavoro psicologico/psicoterapeutico sia una via efficace per aggredire tali sintomi e malesseri. Ma non solo, può divenire un mezzo per finalmente cogliere la possibilità di poter dare significato a ciò che ci capita e conseguentemente fornire una nuova collocazione a noi stessi rispetto rispetto al mondo in cui viviamo. In altri termini, intraprendere un lavoro psicologico può significare incominciare a vivere, o tornare a vivere, un quotidiano privo di sofferenze.
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