In un primo momento del suo insegnamento e in particolare nel testo Varianti di una cura tipo[1] Lacan ci presenta una prima concezione di fine analisi. Si domanda infatti cosa accada all’Io al termine dell’analisi. Rigetta qui l’identificazione narcisistica “perché questa lascia il soggetto, in una beatitudine senza misura, esposto più che mai a quella figura oscena e feroce che l’analisi chiama SuperIo, e che va compreso come la beanza aperta nell’immaginario da ogni rigetto (Verwerfung) dei comandamenti della parola”.[2] L’alienazione immaginaria all’altro come fine dell’analisi è rigettata a partire dal fatto che sia quanto più errato considerare l’Io il soggetto privilegiato dell’analisi, quello a cui l’analista dovrebbe fare appello per giungere a tale operazione. Operazione che può mostrare “i suoi effetti soltanto grazie alla sua insistenza” ma che “non significa nient’altro che, escludendo il suo rapporto col soggetto da una fondazione della parola, l’analista non può comunicargli nulla che non ricavi da un sapere preconcetto o da un’intuizione immediata, cioè che non sia sottomesso all’organizzazione del proprio Io”.[3] Ma l’analista che “avesse spogliato l’immagine narcisistica del suo Io da tutte le forme del desiderio” può giungere ad un fine ideale dell’analisi dell’Io “[...] quello in cui il soggetto, ritrovate le origini del suo Io in una regressione immaginaria, ne raggiunge, attraverso la progressione rimembrante, la fine nell’analisi: cioè la soggettivazione della propria morte”.[4]
Sempre in questo testo richiamando l’attenzione sulla necessità di non scivolare in un “abuso del desiderio di guarire”[5] indica che la guarigione non coincide con la fine dell’analisi ma l’ammette “come soprappiù di beneficio della cura psicoanalitica”.[6] Mentre nei confronti del sintomo, inteso come ritorno del rimosso in una situazione di compromesso, Lacan non nega l’importanza della riduzione dei suoi effetti materiali ma considera questa come un “lavoro tecnico” dell’analisi lungi dall’essere quindi il fine ultimo. [1] Lacan. J., Varianti della cura tipo. Scritti, vol I, Einaudi, Torino 2002. [2] Id. p. 354 [3] Id. p. 332 [4] Id. pp. 342-343 [5] Id. p. 318 [6] Id. p. 318
2 Comments
11/17/2022 06:19:04 pm
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